Il problema dell’obiezione di coscienza in Italia
La definizione di “obiezione di coscienza”, secondo la Treccani, è il “rifiuto di adempiere un obbligo imposto dalla legge in quanto contrario ai propri profondi convincimenti morali e alla propria coscienza”. Chi sostiene l'obiezione di coscienza ritiene che ogni individuo debba essere libero di seguire la propria coscienza e di agire in base ai propri principi morali e religiosi, senza essere costretto ad agire contro la propria volontà. In questo senso, l'obiezione di coscienza diventa un diritto fondamentale, che tutela la libertà di pensiero e di credo.
In Italia, il diritto all'obiezione di coscienza è un tema controverso che non fallisce mai di accendere dibattiti infuocati. Tale prerogativa è stata riconosciuta per la prima volta dalla legge 194 del 1978, che ha introdotto la regolamentazione dell'interruzione volontaria di gravidanza (IVG). L'articolo 9 della legge ha previsto che i medici e il personale sanitario possono dichiarare la loro obiezione di coscienza all'IVG. Negare l’accesso a prodotti anticoncezionali non è consentito dalla legge, essendo un comportamento illegittimo.
Negli anni successivi, l'obiezione di coscienza è stata ratificata anche ad altri campi: leggi come quella sulla sperimentazione animale del 1993 e la legge sulla leva del 1998, ma anche quella del 2004 sulla fecondazione assistita contengono articoli che tutelano la volontà di contestare un obbligo. La legge del 1972 sull’obiezione alla leva non è da considerarsi il primo esempio di obiezione in Italia, poiché prevedeva un’obiezione solamente parziale. Tuttavia, molte organizzazioni e una buona parte di popolazione hanno criticato la promulgazione di questa legge, ritenendo che possa ostacolare l'accesso ai servizi sanitari e ai diritti delle minoranze.
Secondo un rapporto del Ministero della Salute del 2019, il 69,3% dei ginecologi in Italia ha dichiarato l'obiezione di coscienza all’interruzione di gravidanza. Ciò ha portato a una situazione in cui in alcune regioni dell'Italia l'accesso all’aborto è molto limitato o addirittura impossibile. Ad esempio, secondo un rapporto del 2020 di Amnesty International, nella regione della Campania, solo il 2,8% degli ospedali pubblici effettua l'IVG. In Molise la situazione non è diversa: solo una struttura prevede l’IVG e ospita un solo medico non obiettore di coscienza (Michele Mariano), ormai in età pensionabile. La regione, attraverso continue deroghe, si sta “aggrappando” a lui, ma se dovesse andare in pensione, chiunque volesse interrompere una gravidanza dovrebbe viaggiare per ore affinché possa trovare un ospedale che offra questo servizio.
Altre critiche all'obiezione di coscienza riguardano la sua applicazione in situazioni in cui si mettono a rischio la vita e la salute delle persone in gravidanza: la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha condannato l'Italia nel 2018 per la morte di una donna che non ha ricevuto l'aborto terapeutico di cui aveva bisogno a causa dell'obiezione di coscienza del medico che l'aveva in cura. L'obiezione di coscienza è stata anche al centro di una recente polemica riguardo alla vaccinazione obbligatoria contro il COVID-19. Nel gennaio 2021, il governo italiano ha introdotto una legge che impone la vaccinazione obbligatoria per il personale sanitario, scatenando proteste da una frangia di persone che contestavano questa scelta, definendola anti-democratica e quindi contro ciò che è scritto nella Costituzione. Nonostante ciò, alcune regioni hanno introdotto la possibilità per il personale sanitario di dichiarare l'obiezione di coscienza alla vaccinazione. Ciò ha suscitato preoccupazioni riguardo alla sicurezza dei pazienti e alla capacità del sistema sanitario di far fronte alla pandemia.
Contro l'obiezione di coscienza si sono inoltre mosse grandi frange di persone che reclamano l’importanza della laicità di Stato.
In uno Stato laico, infatti, i servizi pubblici devono essere garantiti a tutti i cittadini, indipendentemente dalle loro convinzioni morali o religiose. I medici, secondo molte persone, devono adempiere alle loro funzioni di medici oppure trovare un differente lavoro.
Per queste persone, il rifiuto da parte di un medico di praticare determinate prestazioni porta alla nascita di disuguaglianze tra i cittadini e si violano i principi di laicità e di uguaglianza.
In conclusione, l'obiezione di coscienza è un diritto riconosciuto, ma la sua applicazione continua a suscitare controversie fra chi lo sopraeleva a diritto inalienabile e chi lo vede come un rischio per la sicurezza sanitaria e delle minoranze.
Essendo l’aborto un diritto che, al momento dell’uscita dell’articolo, è garantito dalla Costituzione, la cosa più giusta che si possa dire in materia è che ognuno dovrebbe essere libero di fare la propria scelta, senza però arrivare a minare la volontà altrui. Bisogna tenere conto, poi, che il divieto di tale diritto non comporterebbe un azzeramento di interruzioni di gravidanza: le persone continuerebbero a farlo, correndo un rischio molto più alto sul fronte della salute e della sicurezza degli strumenti con cui eventualmente verrebbe fatto.
Mattia Menozzi
Bibliography
- Enciclopedia Treccani. “Obiezione Di Coscienza Nell’Enciclopedia Treccani.” www.treccani.it, n.d. link.
- Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. “Gazzetta Ufficiale.” www.gazzettaufficiale.it, n.d. link.
- Il Post. “Il Problema Del Molise Con l’Obiezione Di Coscienza.” Il Post, July 27, 2021. link.
- Ministero della Salute. “Relazione Annuale al Parlamento Sull’interruzione Volontaria Di Gravidanza.” www.salute.gov.it, June 13, 2022. link.
- Mola, Giancarlo. “La Repubblica/Volontariato: Obiezione Di Coscienza Approvata La Nuova Legge.” www.repubblica.it, June 16, 1998. link.